Atene non è
la nuova Berlino

Nicolas Vamvouklis nel suo lavoro fonde la pratica artistica con quella curatoriale. Il campo di ricerca si focalizza principalmente sulla reinterpretazione di collezioni d’arte e sulla storia delle mostre curate dagli artisti. Un approccio interdisciplinare alle arti visive lo porta a esprimersi attraverso installazioni, performance e progetti di curatela. «Considero la curatela un modo per riunire persone dai background diversi e dare vita a nuove narrazioni. Ammiro l’ingegno umano e quindi al centro della mia pratica c’è la necessità di mettere in dialogo gli artisti e le loro opere, nonché di comunicare questi risultati a un vasto pubblico. È un processo collettivo. Quello che ho imparato dalla pandemia è che abbiamo bisogno di più strutture che consentano il supporto e la circolazione delle idee nelle arti» .


Originario di Lesbo, Nicolas ha deciso di ritornare in Grecia, precisamente ad Atene, dove vive e lavora, dopo aver trascorso diversi anni in Italia: «sebbene non ritengo che Atene sia la nuova Berlino, negli ultimi anni molti artisti internazionali hanno aperto i loro studi in Grecia, soprattutto nelle isole. I loro spazi autogestiti e le iniziative indipendenti mi hanno fatto comprendere molto sul potenziale del contesto locale e sulla vibrante scena artistica che sta sorgendo qui in Grecia». Dal 2016 al 2018 Nicolas Vamvouklis è stato il curatore dell’area editoriale della collezione fotografica di Fabrica e poi senior curator delle Gallerie delle Prigioni – Collezione Luciano Benetton e Fondazione Benetton Studi Ricerche. Negli anni il suo lavoro è stato presentato, tra gli altri, alla Biennale Mediterranea 18, alla Quadriennale di Praga, alla Tate Modern, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, al Museo Statale Greco di Arte Contemporanea e alla Triennale di Milano; ha inoltre collaborato con l’Opera Nazionale di Grecia, la Marina Abramovic Institute, Athens – Epidaurus Festival, NEON Organization, State of Concept Athens e il Museo Benaki.
Le diverse esperienze lo hanno spinto nel 2014 a dare vita a Lesbo alla K-Gold Temporary Gallery, un progetto nomade che introduce l’arte contemporanea alla comunità locale e si prefigge lo scopo di presentare l’isola come meta attrattiva per un turismo culturale. «La programmazione comprende mostre, spettacoli, pubblicazioni e programmi educativi gratuiti e aperti a tutti. Nel corso degli anni abbiamo presentato il lavoro di artisti come Joan Jonas, Jonathas de Andrade, Maria Papadimitriou, Ana Mendieta, Grace Wales Bonner e Lito Kattou» racconta Vamvouklis.


L’arte come strumento per la valorizzazione e lo sviluppo economico del territorio, un riavvicinamento delle persone alla pratica artistica, la riscoperta delle origini e la rivalutazione di aree extraurbane aperte a un dialogo con un ambiente internazionale sono gli elementi che non solo contraddistinguono i progetti di Nicolas ma che oggi, soprattutto dopo la pandemia e la conseguente crisi economico/sociale, caratterizzano il mondo della giovane arte contemporanea. Cambiamenti già in atto da qualche tempo ma che gli eventi dell’ultimo periodo hanno significativamente accelerato. Temi che verranno affrontati anche in Mediterranea 19, Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo a San Marino, che quest’anno prende il titolo di School of Waters, in calendario dal 15 maggio al 31 ottobre, della quale Nicolas è uno dei curatori. «Abbiamo immaginato la Biennale come una scuola temporanea, ispirata a metodi di insegnamento radicali e sperimentali e al modo in cui sfidano i formati artistici. L’evento funge da strumento collettivo per abbattere gli stereotipi che manipolano il nostro immaginario geografico, soprattutto quelli più vicini all’interpretazione eurocentrica del Mediterraneo». I settanta artisti selezionati faranno riflettere su nazionalismi e stereotipi legati al bacino del Mediterraneo dal punto di vista geografico, politico, sociale e culturale.

Photo credits

1 e 2: Arunà Canevascini, Villa Argentina, 2016 at the “Go straight until you find the sea” exhibition, K-Gold Temporary Gallery, 2021.

3: Hypercomf, Federe work suit (machine 2 machine dialect), 2019.

4: Kostis Velonis, “A Puppet Sun” NEON City Project 2017. Courtesy NEON & Kalfayan Galleries. Photo by Panos Kokkinias.

5: Lynette Yiadom-Boakye, Pass, 2011 at the “When you dance you make me happy: Highlights from the Luciano Benetton Collection” exhibition, Gallerie delle Prigioni, 2019.

6: Nick Cave, Soundsuits (detail) at the “When you dance you make me happy: Highlights from the Luciano Benetton Collection” exhibition, Gallerie delle Prigioni, 2019.

7 e 8: Galleria Nazionale di San Marino, one of the exhibition venues of the Mediterranea 19 Biennale for Young Artists. Photo by Andrea Zani.

9: Nicolas Vamvouklis. Portrait by Danae-Melina Klara.