Non è artigianato. Non è fai da te. È design, ma non viene prodotto – e riprodotto – in larga scala, come vorrebbero i suoi princìpi. E, allora, di che cosa si tratta? Se sfogliamo una rivista patinata di arredamento, stile, molto probabilmente troveremo almeno una serie di servizi su produttori di oggetti che non rientrano nelle definizioni. Spesso sono singole persone, a volte coppie, altre volte collettivi per i quali la produzione di arredamento o di accessori fa parte di un vero e proprio progetto di vita. La loro ambizione non è produrre e commercializzare oggetti in serie, nessuna delle loro lampade, delle consolle, dei vasi ha l’obiettivo di entrare a far parte dei cataloghi dei grandi marchi. Sono oggetti che vengono veicolati tramite e-shop di nicchia, dove l’aspetto più interessante della scheda prodotto non è il dato tecnico, la dimensione o il prezzo, ma la storia e le scelte che hanno portato all’idea. Se facciamo un passo indietro, in modo più o meno consapevole, tutto nasce con l’autoproduzione, quella di Enzo Mari, dove diventa chiaro che l’atto del progettare è cosa di tutti, non c’è nulla di elitario nel design, il designer è tra noi, e progettare è un po’ giocare, nel suo senso più nobile. Con gli anni Novanta il gioco diventa “fai da te”, un passatempo utile, funzionale, dove però manca del tutto la concettualità, lo spessore culturale: le cose si fanno perché servono e per esigenze proprie, confinate tra le mura di casa o di un garage. È con lo sviluppo dello storytelling che esalta le nicchie e fa cadere il mito del mainstream, e dell’e-commerce alla portata di tutti, che nascono le produzioni personali ricche di stile e impregnate di ricerca concettuale. La conoscenza dei materiali, i riferimenti consapevoli alle radici degli oggetti, l’occhio sempre orientato alla sostenibilità e all’evoluzione degli stili sono alcuni degli elementi che sostengono questo genere di produzione.
Terreno di gioco, tutto in evoluzione, non è più il negozio dei grandi marchi del design, ma è la community che si crea sui social e che atterra su e-shop curatissimi. Niente marketplace dove gli algoritmi finiscono per classificare i prodotti per prezzo e pertinenza, ma siti internet dove il vissuto del produttore viene trasmesso al cliente nei minimi dettagli.
Seppur si tratti di un design frammentato, senza manifesti, coerente ma senza linee guida, ha radici robuste che si nutrono di riferimenti al mondo dell’arte per quanto riguarda l’estetica dei prodotti, alla storia per la fase di ricerca e, soprattutto, alla filosofia per rispecchiare il nostro modo di vivere contemporaneo.
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MARIA TERESA FURNARI
porcelain plates collection
BEHIND THE SCENE by THAYSE VIÉGAS for CASA CANVAS
www.casacanvas.it