A Milano nel luglio 1909 corso Lodi è già una linea retta che unisce Porta Romana al Corvetto e in pochi chilometri lascia sfumare la città in campagna. È un’area periferica e popolare punteggiata da fabbriche di nuovissima costruzione ed è li, nelle vie vicino al corso, che i due fratelli Costante e Luigia Bonvini appena poco più che ventenni vedono un’area in espansione. Sono tipi con un senso imprenditoriale fuori dal comune e impegnati alla ricerca di un’attività che possa attecchire e di cui ci sia necessità. Con un’attenta indagine rilevano che da Porta Romana al paese di Melegnano non esistono cartolerie. Intuiscono inoltre che le nuove aziende avranno bisogno di stampati – listini prezzo, cartellonistica, brochure –, perché non affiancare quindi all’attività di cartoleria quella di tipografia? Nasce così la bottega che dopo più di un secolo è ancora custode di un pezzo della storia del quartiere e che da piccola realtà locale è oggi riconosciuta anche all’estero.
Nei primi decenni del Novecento varcare la soglia della cartoleria-tipografia Bonvini deve essere stata un’esperienza straordinaria, perché l’avventore, giovane o adulto che fosse, non poteva prevedere in che bizzarra invenzione si sarebbe imbattuto. Una delle caratteristiche della cartoleria era il vasto assortimento di giochi e scherzi di Carnevale, in alcuni casi frutto della mente del proprietario Costante Bonvini a cui piaceva pensarli, progettarli e talvolta produrli. I bambini di periferia non avevano giocattoli con cui passare il tempo, tantomeno durante la guerra. Questo a Costante pare inaccettabile, perché il gioco è un diritto di tutti e un bambino che gioca è probabile diventerà un adulto che non rischia di prendersi troppo sul serio.
Il cartolaio, coraggioso e un po’ matto, aveva il potere di trasformare oggetti poveri e di uso comune in rompicapo, passatempi, giochi e scherzi. Riusciva, come un prestigiatore, persino a trasformare una cartolina del Duomo di Milano in un puzzle. Gli bastava una forbice per tagliare la cartolina in 8 parti, una busta bianca e una penna con cui scrivere “Puzzle” e il nome del monumento. La meraviglia di queste piccole invenzioni è che avevano la forza di essere anche educative: a quel tempo non era scontato che un ragazzino di corso Lodi conoscesse l’Arco della Pace o Santa Maria delle Grazie, e forse aveva visto il Duomo una volta sola nella vita. Ogni anno a Carnevale si racconta che la cartoleria inventasse spettacoli per i bambini del quartiere e scherzi di cui si conoscono i prezzi grazie al listino ancora conservato in tipografia. Come il guscio della noce che i Bonvini svuotavano e riempivano con una piccola sorpresa incartata con la stagnola di qualche cioccolatino.
I denti di Dracula per i travestimenti, il serpente finto, la dama e i timbri divertono Costante Bonvini ma è la geometria che lo tiene sveglio la notte. A testimoniarlo ancora oggi è la sua squadra con il suo nome conservata in tipografia. Cercava di trasferire ai ragazzi l’amore per questa disciplina attraverso piccoli rompicapo in legno e in metallo che acquistava in giro – come la stella del nord o la piramide magica – o che creava lui stesso confezionandoli in piccole scatole di cartone rivestite con carte decorate.
L’attività centenaria di Bonvini è fatta di stratificazioni e togliere un solo pezzo significa modificarlo o perdere una parte di storia. Per questo è stato scelto di mantenere l’assetto originale della bottega storica con l’importante restauro conservativo del 2012, che non ha museificato il luogo ma lo ha restituito all’attività originale. Bonvini è ancora oggi un piccolo tempio di cultura materiale, quel tipo di cultura che si basa sulla storia degli oggetti che trasmettono saperi, conoscenze e tradizioni. Come il soppalco alto un metro e quaranta sopra al banco che, agli occhi di un cliente moderno, sembra eccessivamente basso. Ma nulla è lasciato al caso e il motivo di questa scelta, fatta nei primi anni dell’attività, è in tipico stile Bonvini: “a misura di persona”. Luigia Bonvini era infatti una donna molto minuta e il fratello aveva fatto costruire il soppalco a misura per la sua altezza. È l’ennesimo aneddoto che rende unico questo luogo, una scatola piena di meraviglie e stramberie appartenute a un’epoca che oggi sembra lontanissima.
Fotografie di Allegra Martin.
Oggetti provenienti dall’archivio storico della cartoleria-tipografia Fratelli Bonvini Milano