«Come Studio Fludd ci piace giocare molto con il mistero e l’ambiguità di quello che si vede: ad esempio durante gli shooting spesso utilizziamo oggetti che in foto non sembrano quello che sono, oppure durante l’apertura di un evento abbiamo creato un banchetto commestibile dove il cibo veniva scambiato per una parte di allestimento. Ci interessa generare un senso di sorpresa, incredulità, in qualche modo anche un senso di magia, nonostante l’utilizzo di mezzi spesso molto semplici. C’è una frase che mi aiuta a definire la mia attitudine. È di John Cage che Sara ha utilizzato per il titolo di un progetto “Poor tools require better skills”, provare ad utilizzare mezzi minimi, spesso poveri, per combinare qualcosa di bello».