La bellezza
nell’era digitale

Zucchero, cannella e ogni cosa bella. Questi gli ingredienti della visione edulcorata e poco credibile che la comunicazione di oggi ci propina riguardo alla bellezza femminile. Tutte uniche e insostituibili perché fallate dalla presenza dell’acne, del capello secco, della cicatrice, finché non ci troviamo davanti a pubblicità di prodotti dimagranti, fra fasce che tonificano e integratori miracolosi – a onor del vero, i chili di troppo sono solo appannaggio del corpo della donna. In un’era digitale dove l’idealismo passa attraverso un post Instagram, ci troviamo a interrogarci su quale sia il nostro ruolo nella ridefinizione dell’estetica fisica, quali i nostri standard, quali i nostri valori.


Da una parte, una propaganda suffragista ci spinge all’accettazione, alla valorizzazione della differenza che risiede nel difetto. Foto di ascelle non depilate, di sopracciglia incolte, di cellulite sparsa invadono i profili delle artiste contemporanee che rappresentano la donna alla guisa di Rubens – giunonica, maestosa, regina, che espone fiera la sua nudità. Non c’è più il trucco carnevalesco, l’ammasso di colore e correttore, una certezza comprovata dagli stessi indici di mercato, che confermano l’ascesa dei prodotti di skincare a svantaggio del make-up. Dall’altra, i filtri fotografici piallano la pelle e omologano l’espressività in occhioni da cerbiatta e lentiggini finte.
La verità risiede nel mezzo: lì c’è la vera donna, quella che giovani talenti come Arianna Genghini eleggono a protagonista della propria opera. Una gravidanza, un seno che porta i segni di un’operazione oncologica, un fianco pieno e accogliente. Nella sua serie Fiori Nudi, la fotografa scatta i suoi soggetti come una realtà botanica: quando si ammira un bocciolo non si guarda la screziatura del petalo, ne si apprezza la bellezza complessiva. Le donne di Arianna hanno la purezza dell’amore, della sofferenza, si curano e si apprezzano ma non si nascondono: non è una ceretta mancata a essere emancipazione, ma la consapevolezza di sé e della propria essenza.


“Nel mio immaginario la mia donna ideale è innanzitutto libera, senza confini o limiti, e non è definita da preconcetti. È leggera ma anche profonda. È coraggiosa con i lividi sulle ginocchia ma anche fragile. È delicata e romantica ma anche forte e audace. È una sportiva, una guerriera, ma anche un’artista e una scrittrice. È bella ed elegante, ma anche non curante dell’apparenza e di come gli altri la vedono” – racconta la fotografa.
Il fiore è sincero e si mostra così com’è: piantiamo donne sui social media che abbiano lo splendore della vita, della spontaneità che nasce da un miracoloso mix di sensualità, tenerezza e tanta paura. In fondo, c’è forse niente di più bello?