La Kasa dei libri
di Andrea Kerbaker

Alla Kasa dei libri di Milano, la kollezione di Andrea Kerbaker, i libri sono tutti sfogliabili «per fuggire dal timore reverenziale che spesso si ha nei confronti delle collezioni» racconta il padrone di casa. I trenta mila volumi stipati sulle mensole fino al soffitto, accatastati sul pavimento, incastrati dentro a nicchie, in cucina e perfino in bagno, Kerbaker li colleziona da quando, a nove anni, frequentava il mercato di Sinigaglia con suo fratello.
Il collezionista cerca l’elemento che renda un’opera un collezionabile. «Nella scelta di un libro per me il discrimine è qualitativo, non è una valutazione sul testo, ma sull’oggetto in sé. Se un’opera ha una tiratura di cento mila copie non mi interessa, è un modo per superare l’industria del libro. Un volume può attirare la mia attenzione per la dedica al suo interno, ad esempio, che è una caratteristica di rarità. Tranne nel caso di Filippo Tommaso Marinetti che dedicava tutte le sue copie» – ride.


La Kasa dei libri organizza mostre temporanee e ha di recente inaugurato un nuovo spazio ad Angera. Il bello è che la gran parte del materiale esposto nelle mostre è già di proprietà Kerbaker. Il lavoro del curatore consiste nel trovare una chiave di lettura o un filone inesplorato: è un lavoro di maieutica, tirare fuori quello che già dentro c’è. «Mi occupo io delle mostre. Seguo i fili rossi e le connessioni nascono spontaneamente». A maggio inaugurerà una mostra importante su Emilio Isgrò, non tanto sull’artista – perché alla Kasa si occupano di libri – ma sull’autore letterario, l’autore di libri, poesie, teatro. «Un’Isgrò che è sempre stato messo in secondo piano dall’artista».
Abbiamo chiesto ad Andrea Kerbaker come i libri, spesso così consolatori, possano aiutarci ad affrontare un periodo incerto come quello che stiamo vivendo. «Per rispondere vorrei citare Albert Camus: è stato lui a dire che gli uomini muoiono e non sono felici. A fronte della pandemia la reazione istintiva della popolazione di tutto il mondo è stata “oddio, ma qui si muore!”. I libri ci aiutano a ricordare che la nostra è una natura che nasce e che arriva a compimento, questo può farci sopportare meglio un presente che non è più difficile di tante altre epoche. Anche a ricordarci questo è, come sempre, la letteratura».

Foto: Teo Zanin