MADAM, il Mutaforma

interview
by Emanuela Virago

“Sì insomma, abbiamo delle colazioni tormentate”.
Mara Miccichè e Marco Mercuzio Peron (aka Iokoi e Slon) all’inizio di questa intervista esordiscono così. Non è difficile crederlo vista la natura mutante di MADAM, il loro progetto. Storia che è cominciata da un after e si alimenta quotidianamente, partendo appunto da lunghissime, ispiranti e scomposte colazioni. MADAM ama definirsi mutaforma.

Un organismo un pò egoista che cambia forma e si adatta al contesto. Libero e passibile di errore, non si vieta nulla e non può attenersi a metodi prestabiliti o regole che siano ferree. È un continuo cambiarle o farne di nuove. Come l’acronimo stesso ‘Many Atoms Develop A Mountain’, il progetto è una ricerca in cui è la forza di attrazione che ogni volta spinge atomi diversi a unirsi, a collaborare insieme per portare all’orogenesi di quella che continua a essere una montagna in perenne crescita. In questo senso il nucleo composto originariamente da Mara e Mercuzio, basati a Zurigo da tre anni, si è fuso e continua ad aggregarsi e nutrirsi con altre parti, persone, esperienze, attitudini. Difficile assoggettarlo a collettivo, nonostante nasca con quell’obiettivo, perché ne mette in discussione la forma stessa. È come se il collettivo non esistesse in una sola dimensione, ma cambiasse a seconda delle esigenze e del contesto. Un organismo che non si definisce per la forma che prende grazie alle parti in esso contenute ma che trova definizione nella forza di attrazione fra le parti stesse. Quasi ignorando il suo prima e il suo dopo, spinto dall’esigenza di adattarsi e rispondere a nuovi stimoli. La difficoltà di usare una sola parola per definirlo è la stessa che si prova nel raccontare il tipo di relazione creata. “Se pensiamo a dei modelli di governo esistenti e consideriamo la democrazia come punto di partenza, quello che in MADAM consideriamo, non è l’uguaglianza fra le parti ma le differenze che rendono ogni parte importante. Non è quindi garantendo l’uguaglianza che si procede, in quanto tale forma potrebbe limitare e avvantaggiare, ma preservando la disuguaglianza” dice Mercuzio. “Certamente esiste una curatela forte, operata da noi come nucleo, che di volta in volta mira all’inclusione di altri atomi scelti per affinità al percorso, ma ai quali non viene mai, mai chiesto di virare la propria direzione per incontrare la nostra; anzi, viene lasciata e incentivata la totale libertà di operazione” prosegue Mara.
Il focus principale di MADAM non sono il segno, la forma, il colore, l’esito. Bensì il processo. E la piena libertà di operare all’interno di esso in quanto frutto di ascolto, messa in discussione, scambio profondo e osmotico. “Prima di bilanciarti, ti devi sbilanciare” afferma sempre Mara.
E sonorizzare? Che significa in MADAM? “È il linguaggio di partenza: è come dire parlare una lingua, usare html. Siamo entrambi musicisti (e a breve pubblicheremo i rispettivi Ep) per noi è la cosa più semplice, crei un dialogo con il suono e lo spazio, lo contestualizzi con quello che lo circonda” afferma Mercuzio. “Il suono è il linguaggio nel quale originariamente entrambi operiamo e che spesso usiamo come primo trigger nelle relazioni che creiamo. Che si tratti di sonorizzare un momento, uno spazio, di farla diventare una maratona sonora di dieci ore, una colonna sonora o una residenza come quella che ora stiamo offrendo ad altri dieci artisti. È davvero il nostro linguaggio, un mezzo, il più diretto che conosciamo, ma spesso ci porta a operare in ambiti lontani da esso, proprio per via delle relazioni che si creano e che danno inizio al processo di costruzione” conclude Mara.
La conversazione dura un’ora abbondante. Loro in Sicilia, io a Milano. Via video, che accorcia le distanze e in questo lockdown lo abbiamo imparato. Si parla del momento storico socio-culturale, di sostenibilità, delle agitazioni legate al Black Lives Matter. Mercuzio dice che “Questa roba qui, che in fisica si chiama agitazione termica, è necessaria a trovare un nuovo equilibrio nel sistema che è stato perturbato. Ecco. Agitiamo gli atomi e abbattiamoli questi muri. E nonostante sembri stupido da dire, i cambiamenti non vanno visti solo a livello globale e spesso irraggiungibili. Ma è quel diamine di vivere nel quotidiano che va smontato, riscaldato, messo in moto e rimesso in gioco. In macchina nel traffico, in fila alla posta, dietro lo sportello di un qualsiasi ente e ancor più dietro quei monitor usati come scudi per non vedere, più che come finestre per guardare lontano”.
Se riprendiamo la metafora degli atomi che creano una montagna, non esiste un momento finale in cui gli atomi si fermano e dicono: “Oh wow, guarda che montagna”. In MADAM esiste un osservatore e un momento in cui la montagna viene scrutata dall’esterno e da lì valutata.
E a prescindere dall’osservatore gli atomi continuano il lavoro.