FRAZIONE
«La cittadina in cui sono cresciuta è situata nell’anello più esterno di Padova, dove la città si mescola con la campagna, e in qualche modo non è né l’una né l’altra. Negli anni dell’adolescenza è stata il teatro dei miei primi tentativi di documentazione fotografica: camminavo intorno all’isolato fotografando alberi, silhouette al tramonto e segnali stradali. Alcuni di questi primi tentativi sono ancora racconti in una cartella custodita in una matrioska di sotto-cartelle e backup di vecchi computer, denominata dal mio acuto critico interiore di quattordici anni “Promettente”. Avendo studiato all’estero, nel tempo ho cominciato a riempire i vuoti lasciati dalla distanza da casa con una serie di progetti fotografici volti ad investigare una personale archeologia visuale ed emotiva, indagando cosa ci fosse di così specifico nei luoghi, nelle persone e nei colori che mi mancavano tanto. Il concetto di casa si è così costruito per immagini con una ricorrente malinconia, spesso indulgendo in dettagli apparentemente trascurabili, come in lunghi sospiri. La cittadina dove sono cresciuta è sempre però rimasta ai margini di queste riflessioni, etichettata come un luogo piatto della Pianura Padana senza poesia né fascino, un luogo che avevo sicuramente lasciato per buone ragioni. Nonostante lentamente io abbia imparato a riconnettermi con la quotidianità italiana, che sembrava all’inizio aver perso la magia che avevo catturato in foto negli anni, il luogo dove ero crescita rimaneva distante ed illeggibile, e si presentava quindi, ancora una volta, come un perfetto punto di partenza. Quindici anni dopo la cartella Promettente, Frazione è quindi il tentativo di fare un passo ulteriore in un percorso fotografico che riguarda l’appartenenza ad un luogo, osservando ciò che avevo di fronte mentre costruivo i primissimi strumenti del mio occhio fotografico, re-inquadrando gli stessi luoghi e a volte le immagini scattate anni fa per ridiscutere la mia idea di casa».