Giuditta Vettese

Maker italiana, vive a Milano. Laureata in filosofia estetica e culture visuali (Università Statale di Milano – Paris Sorbonne) con una tesi sullo sguardo come canale del desiderio e sul potere delle immagini, si è specializzata all’Ecole des Hautes Etudes di Parigi con una tesi sul carattere incarnato dell’esperienza spirituale tra filosofia e antropologia. Da sempre crede nel valore della multidisciplinarietà come fonte di ricerca, vitalità e flessibilità. Oggi combina la professione di set designer con una ricerca indipendente sulle forme, esplorando con vari media – soprattutto scultura, performance, pittura e still life artistico – tematiche legate alla corporeità, la relazione e l’emotività. Ha creato e fa parte del collettivo Provinciale 11, progetto artistico e curatoriale itinerante. Cura anche l’archivio di una collezione privata d’arte contemporanea. Come set designer nel settore di moda e design ha collaborato con brand tra cui Salvatore Ferragamo, Bally, Artek, Sebago, Cartier, Gucci, Tod’s, Onitsuka Tiger e magazine come Odda, The Greatest, Broad Magazine, Homme Girls, Posh, Vanity Fair. Nel quadro della sua ricerca artistica ha in corso una mostra a Bergamo presso SpazioVolta ed esporrà il progetto ancora inedito NODO durante la prossima edizione della MilanoDesignWeek, all’interno del concorso RoPlasticPrize23 a cura della galleria Rossana Orlandi.

NODO «Questo è un progetto di ricerca artistica iniziato a febbraio 2022. Una grande scultura tessile (4,5 m x 1,5 m) nata nel dialogo fra due donne – Giuditta Vettese e Marilù Lembo – in sei mesi di “ricamo materiale”. L’opera è stata costruita riciclando centinaia di metri di…
«Occuparmi di set design per me significa concorrere con la mia creatività e manualità alla produzione di immagini che popolano il nostro mondo visivo, immagini che sono socialmente contestualizzate inserendosi nell’estetica mainstream. Trovo questo aspetto molto motivante. Fare questo lavoro mi porta anche a incontrare tante realtà diverse e…
«Ho fatto un percorso che definirei molto spontaneo, dove a guidarmi sono stati passione e istinto. Già al liceo era chiaro che avrei studiato filosofia, perché era il territorio che mi faceva vibrare di più, ero piena di domande sull’esistenza e assetata di quella forma di sapere». Il retroterra…